a cura di Fabio
«Blessed be the fruit. May the Lord open.»
Voto: 4.5
Buongiorno Books Buddies, oggi vi portiamo fra le oscure strade di Gilead con la recensione del pluripremiato romanzo “The handmaid’s tale”, opera del genio di Margaret Atwood.
June Osborn non ha più un nome, è stata strappata dalla sua famiglia, dal suo lavoro, dalla sua vita. Adesso è Difred (ovvero appartiene a Fred Waterford), una delle ancelle al servizio dei Comandanti di Gilead, la dittatura teocratica che ha preso il posto degli Stati Uniti. Sfruttando una crescente infertilità mondiale e fingendo un attacco terroristico per rovesciare il governo, un gruppo di estremisti religiosi, maschilisti e misogini ha instaurato il nuovo governo, dove le donne hanno perso tutti i diritti (dalla libertà di espressione, alla lettura e l’istruzione) e sono relegate a svolgere compiti specifici.
La società è fortemente gerarchizzata, con gli uomini al vertice e le donne suddivise in ruoli:
le Mogli, costrette fin da piccole ad affiancare i Comandanti;
le Martha, che svolgono lavori domestici;
le Ancelle, le donne fertili addestrate per essere “fecondate” dai Comandanti durante il rito mensile della Cerimonia;
le Zie, che istruiscono e controllano le Ancelle.
Tante sono le simbologie in questo romanzo, dai riferimenti biblici all’uso del colore. Ogni gruppo sociale è infatti caratterizzato da abiti specifici: nero per i comandanti, blu per le Mogli, rosso per le Ancelle (come il ciclo mestruale), costrette anche ad indossare un copricapo chiamato “ali” che permette di vedere solo davanti (un po’ come i paraocchi dei cavalli diciamolo…), poi ancora marrone per le Zie e grigio per le Martha.
Il mondo distopico immaginato dalla Atwood è spietato, violento e disturbante, un pugno nello stomaco che ci fa riflettere su quanto siano importanti certi diritti e quanta strada si sia fatta per arrivare ad ottenerli.
Il romanzo si può annoverare fra i classici del genere, al pari di 1984 e Brave New World. Lo stile è semplice, ma non immediato, ricco di descrizioni minute e riflessioni psicologiche. Caratterizzato da frequenti flashback sulla nascita di Gilead, il lettore segue il punto di vista di June, i suoi pensieri, le sue paure e le sue speranze. Il desiderio di fuggire da Gilead, di ritrovare sua figlia Hannah e suo marito, di tornare alla vita di un tempo. Il suo racconto è stato ritrovato da alcuni studiosi di Gilead in un imprecisato futuro in cui la dittatura è stata abbattuta.
Recentemente è uscito il sequel del romanzo, i “Testamenti”, che dà una degna conclusione della storia con uno stile più attuale e moderno, che perde forse un po’ della profondità dell’originale, ma si adegua ai tempi attuali.
Se amate il genere distopico non potete perdervi questo romanzo, così come la serie tv che vi è stata ispirata e di cui vi parleremo molto presto!
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