a cura di Fabio
«I have to contact them. Before it’s too late.»
Ciao Books Buddies, oggi torniamo fra le stelle (o forse sarebbe meglio dire fra i ghiacci) con la recensione del film “The midnight sky” con George Clooney e tratto dal romanzo “La distanza fra le stelle” di Lily Brooks-Dalton.
2049, un evento misterioso (quale evento non ci è dato saperlo) ha reso la vita sulla Terra impossibile a causa delle radiazioni. Gli unici sopravvissuti sono rifugiati sottoterra. Tutti, tranne il dottor Agustine Lofthouse e una bimba muta di nome Iris, che rimangono da soli in un avamposto scientifico al polo nord. Augustine è anziano e malato terminale ora, ma è anche uno scienziato e per tutta la vita ha studiato un modo per trovare una nuova casa per l’umanità. La sua ultima missione è avvisare l’equipaggio della missione Aether, in viaggio di ritorno da K-23, una luna abitabile di Giove, di non tornare sulla Terra.
The midnight sky aveva alzato molto le mie aspettative, eppure... non immaginatevi il nuovo “interstellar” o “the martian”. La trama è lenta, troppo lenta, molto incentrata sulla psicologia dei personaggi e la sopravvivenza in situazioni difficili. Emozionante sì, ma lento. Non ai livelli di “Ad astra”, ma ci siamo andati vicini.
Per la maggior parte del film seguiamo un malato e scontroso George Clooney attraversare i ghiacci del polo nord in cerca di un’antenna più potente che gli consenta di comunicare con l’astronave. K-23 viene mostrato solo all’inizio in un sogno, per giunta. L’equipaggio della nave spaziale è ben affiatato, forse troppo, quando poi vediamo alcuni astronauti fare manutenzione all’esterno con la musica nei caschi. Mentre loro se la ridono, però, gli asteroidi non fanno altrettanto e i pericoli dello spazio tornano a galla.
Diviso a metà fra due storie, questo film non riesce a convincere appieno in nessuna delle due. La storia di fondo, seppur poco rilevante, viene fastidiosamente tralasciata. I personaggi fanno scelte dubbie e spesso senza senso.
Quello che salva l’intero film sono forse la fotografia, comunque non eccezionale, la colonna sonora (Desplat una certezza!) e il finale: commovente e a sorpresa, per quanto intuibile in alcuni momenti.
Che dirvi di più? Se vi piace la fantascienza e avete un paio d’ore libere potete dargli una possibilità, ma non abbiate grandi aspettative.
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